domenica 16 novembre 2008

Ma Omero non è nei programmi

La rivista Archeo di Novembre dedica un dossier ad Omero, in occasione della mostra allestita ai musei Reiss-Engelhorn, a Mannheim, in Germania, aperta fino al 18.01.2009. In questo dossier attira l'attenzione l'articolo di Fabrizio Polacco, che lamenta la trascuratezza dei programmi scolastici nei confronti di Omero, dell'epica e della storia antica in generale. Noi del Giorno Pagano Europeo della Memoria e della trasmissione "Ritorno ad Alessandria" non possiamo che unirci a lui (per quanto l'inserimento di un autore nei programmi scolastici spesso tenda ad uccidere il piacere della lettura dell'autore stesso) e vi proponiamo qui il suo articolo:

"Tralasciamo per un istante gli studenti che frequentano il triennio del liceo classico: nel resto del sistema scolastico italiano lo studio di Omero e dei suoi capolavori non è mai prescritto espressamente. Alle medie troviamo l'apprendimento di "elementi caratterizzanti il testo poetico (lirica, epica, canzone d'autore)" o, ancor più vagamente, di "esperienze autorevoli di lettura come fonte di piacere e di arricchimento personale". E' da sperare che l'insegnante di turno dia il giusto peso all'autorevolezza "degli elementi caratterizzanti" di Omero, tuttavia, è esperienza quotiniana che oltre la metà dei ragazzi che arrivano alle superiori non ha mai letto o non ricorda brani omerici. E al liceo? Paradossalmente qui permangono i programmi di una volta (quando Iliade e Odissea alle medie si leggevano, eccome, e perciò i ragazzi dovrebbero avvicinarsi all'epoca cominciando... dall'Eneide. Per fortuna, il buon senso di molti insegnanti e la produzione editoriale scolastica ovviano a tale incoerenza con antologie sintetizzanti lo sviluppo dell'epica dai Sumeri all'ellenismo. Ma si tratta pur sempre di pochi brani, e, per far entrare Omero dalla porta del primo anno, si deve tagliare il povero Virgilio o buttare fuori Manzoni dalla finestra del secondo. Insomma, la coperat rimane troppo corta, e comunque per fornire un'idea complessiva e non superficiale di almeno uno dei due poemi omerici si dovrebbe trascurare del tutto l'altro.
"Tuttavia Omero non andrebbe solo letto, ma anche capito. E qui entra in gioco il duplice colpo di maglio che ha colpito lo studio della storia antica. Nel 1996 un decreto del ministro Berlinguer ha ridotto ai minimi termini la storia greco-romana nelle superiori, mentre nel 2004 la riforma Moratti l'ha addirittura eliminata dalle medie e retrocessa alla IV elementare. Perciò quei pochi studenti che, nonostante il silenzio dei programmi, leggono ancora Omero, non hanno gli strumenti per inquadrarlo culturalmente né storicamente. E quella piccola percentuale che frequenta il classico? Spesso senza averne un'idea di assieme, ne legge in greco, e con l'ausilio di una valanga di note sì e no duecento versi. Questa di Omero è una vera occasione perduta dalla scuola italiana, poiché nulla come le vicende di Achille e di Odisseo saprebbe appassionare bambini e ragazzi. E invece alle medie si propone loro di "operare transcodifiche (da un genere letterario all'altro) e contaminazioni (di più testi e più stili)". Neanche fossero tanti piccoli Terenzio o James Joyce... Di questo passo, dovremo ringraziare Brad Pitt e il suo forsennato Achille del film Troy, per aver garantito la continuità della tradizione classica".

mercoledì 12 novembre 2008

Il pagano alla ricerca dell'informazione: puntata 6

E' online, sul sito e su MySpace, la nuova puntata del ciclo "Il Pagano alla ricerca dell'informazione"; questa, che parla di motori di ricerca, è la terzultima puntata del ciclo, che si chiuderà in gennaio. La trasmissione poi andrà in vacanza, per preparare un nuovo ciclo: quale sarà l'argomento? Potete votarlo con il sondaggio che trovate nella colonna qua a sinistra per tutto il mese di novembre. Partecipate in tanti!

venerdì 10 ottobre 2008

Fana, templa, delubra

La casa editrice Quasar ha iniziato l'anno scorso la pubblicazione di una monumentale opera, elaborata da studiosi francesi, italiani e belgi: il corpus dei luoghi di culto dell'Italia antica. In pratica, un censimento di tutti i luoghi di culto noti nel nostro paese. Dalla presentazione, che potete leggere integralmente cliccando qui, o scaricare sempre dal sito del College de France, riporto due passaggi particolarmente significativi:

"È compito estremamente difficile studiare oggi le religioni dell’Italia antica. A causa dell’enorme dispersione della documentazione, infatti, è spesso impossibile stabilire il contesto di provenienza di un’iscrizione o prendere in esame le testimonianze archeologiche legate ad un determinato culto. È questo il motivo che ci ha spinto a volere realizzare un Corpus di tutte le fonti antiche databili tra il VII secolo a.C. ed il VII secolo d.C., affinché gli studiosi possano accedere rapidamente all’insieme della documentazione e delle informazioni bibliografiche attualmente disponibili su questo argomento."

E ancora

"Le religioni dell’Italia antica non possono essere considerate come delle suddivisioni locali di una religione universale, italica o romana; esse formano dei micro-sistemi omologhi ma autonomi."

Nel 2007 è uscito il primo volume della collana, il cui titolo richiama l'elenco dei luoghi di culto da distruggere fatto nella norma del Codice Teodosiano XVI, 10, 15, la cui scheda, tratta dal sito della Quasar, potete leggere qui sotto:

1. Regio I. Alatri, Anagni, Capitulum Hernicum, Ferentino, Veroli

Curato:
Gatti S. Picuti M.R.
Anno Edizione:
2008
Collana:
Fana, Templa, Delubra. Corpus dei luoghi di culto dell'Italia Antica (FTD)
Casa Editrice:
Edizioni Quasar
Illustrazioni:
35 ill. in b/n
Materie:
Archeologia
Formato:
23x30
Allestimento:
Brossura
Numero Pagine:
104
Isbn:
978-88-7140-359-5

Sommario: F. Coarelli, J. Scheid, Corpus dei luoghi di culto dell'Italia antica; S. Gatti, Gli Ernici nel quadro delle popolazioni italiche del Lazio; M.R. Picuti, J. Scheid, I luoghi di culto preromani; F. Coarelli, L'amministrazione delle città in epoca romana; M.R. Picuti, J. Scheid, I luoghi di culto romani; V. Fiocchi Nicolai, La "cristianizzazione"; Aletrium (Alatri); Anagnia (Anagni); Capitulum Hernicum; Ferentinum (Ferentino); Verulae (Veroli). Bibliografia. Tavole.

Il prezzo è di 28,00 €


lunedì 6 ottobre 2008

Nuovo episodio di Ritorno ad Alessandria

E' online la puntata di "Ritorno ad Alessandria" registrata ieri sera, la quinta del ciclo "Il Pagano alla ricerca dell'Informazione"; con questa puntata si chiude l'argomento biblioteche e si comincia a parlare dei motori di ricerca. Dei motori di ricerca parleremo anche nella prossima puntata, mentre quella successiva, penultima del ciclo, parlerà di attendibilità dei siti internet. A gennaio quindi il ciclo di trasmissioni "Il pagano alla ricerca dell'informazione" si concluderà; avete tempo fino all'inizio di dicembre per votare, su questo blog, nel box a lato, l'argomento del prossimo ciclo di trasmissioni. Nel frattempo, ascoltate quest'ultima puntata dal sito o da MySpace

venerdì 26 settembre 2008

La nuova opera di Hillman: la giustizia di Afrodite

Ringrazio ancora i ragazzi del Pagan Reading Torino per la segnalazione della recensione sulla loro mailing list.

LA STAMPA 25-09-08 :
IL LIBRO
25/9/2008 - ANTICIPAZIONE
Hillman, dalla parte di Afrodite

"La psicologia e la filosofia cristianizzata hanno messo in trappola la Dea della bellezza"

SILVIA RONCHEY

La verità, vi prego, sull’amore», invocava un grande poeta inglese, Auden. Chi può dire di conoscerlo, l’amore? Eros stesso, come diceva Platone, è l’unico dio a non essere né sapiente né ignorante. Una sola cosa sappiamo di lui: che, come lamentava la Sulamita, «è forte come la morte».

Non parliamo di sua madre, Afrodite. James Hillman, nell’invocazione che apre il suo nuovo libro, La giustizia di Afrodite (ed. La Conchiglia, pp. 83, euro 12), ricorda che rivolgersi alla Dea porta spesso alla catastrofe: «Pensa a Paride, che Ti preferì a Atena e Era, pensiamo alle conseguenze: Troia in macerie, le morti degli eroi. Pensa a Didone, regina di Cartagine, una delle Tue favorite. O a Fedra, resa folle dal suo amore illecito. E pensa alle nostre vite, a come ci riduciamo quando ci visita la Tua ispirazione: diventiamo bugiardi, impostori, pazzi di gelosia».

In questo saggio complesso quanto fulmineo il grande pensatore americano vuole «invitare Afrodite nella psicologia», che non è stata generosa con la Dea, riconoscendola per lo più in astrazioni come «il principio del piacere», e «degradando questo principio al rango di opposto, o perfino di minaccia, al cosiddetto principio di realtà».

Se la scienza psicologica «cerca di quantificare l’universo di Venere producendo statistiche sui suoi picchi libidici, sulle sue occorrenze nei vari stadi della vita e sulle conseguenze del desiderio nei vari tipi di personalità», sono ancora più grandi, nel trattare Afrodite e suo figlio Eros, gli errori della filosofia. Dell’amore si parla in genere o nello studio delle emozioni o nella morale. Il che fa sì che lo si riduca «o alla sfera della fisiologia o a quella della teologia, dove a fare da maestro è Gesù - che personalmente teneva Venere a distanza».

«La lunga storia della filosofia cristianizzata ha separato l’etica dall’estetica, la Giustizia dalla Bellezza, così che generalmente non crediamo si possa essere insieme buoni e belli, morali e attraenti; né che i piaceri dei sensi possano essere una via verso la verità». La scissione cristiana non ammette che la moralità dell’opera stia proprio, o anzi unicamente, nella sua bellezza. Hillman cita Saul Bellow: «La banalità è peggiore dell’oscenità. Un libro piatto è anche malvagio. Può essere allettante e dolce come una torta, ma se è banale e noioso è male puro».

A sua volta la trappola del razionalismo filosofico, segmentando la vasta sfera di Afrodite, imprigiona le nostre menti occidentali, che hanno abbandonato le loro radici mitiche, nei compartimenti stagni del letteralismo: «Le menti che si alimentano di distinzioni finiscono col chiudersi sempre più in un groviglio di scismi». Non è vero che Afrodite sia, come la vede la mente collettiva, immorale o amorale. Al contrario, la sua essenza mitica è profondamente legata alla Giustizia. La combinazione di bellezza e giustizia si coglie già, leggendo bene la Teogonia di Esiodo, «nel momento mitico dell’arrivo di Afrodite nel mondo».

Le «complessità mitiche» che circondano la nascita di Afrodite ci portano al concetto romantico di «confusione»: «Non è forse questo il primo segno della presenza della Dea, una dolce confusione dei sensi, la confusione tra impulso e trepidazione, tra alti ideali e bassi espedienti?». E insieme ci portano a quella «terribile profondità» che riaffiora nell’estetica filosofica del tardo ’700 ed è il tema già greco del sublime. «La sfera della bellezza», scrive Hillman, «comprende il terrore, il timore reverenziale, la vastità, la devastante intensità e l’indeterminata, incomprensibile oscurità senza forma». Quindi «il sublime integra l’idea di bellezza con la profondità psichica».

E la «bellezza resa oscura dal sublime» ci riconduce alla favola di Amore e Psiche, che fa da filo conduttore al libro. E da cui emerge, nella lettura di Hillman, non solo e non tanto una verità sull’amore, ma anche e soprattutto una definizione della psiche. La protagonista della parabola di Apuleio è definita proprio dalla sua vulnerabilità al terrore e dalla sua affinità con la morte. Per questo fin dall’inizio la Dea le è ostile, gelosa della sua possibilità di attingere «alla sola bellezza che Afrodite non possiede»: la bellezza di Persefone, regina del Regno dei Morti. In quanto divinità immortale, athnetos, come i greci chiamavano i loro dèi, la sfera della morte le resta estranea tanto quanto la dimensione del sogno.

Come viene punita da Venere la psiche umana? Quali sono i modi della punizione afroditica? Lo strumento che usa di più, e che è il più vicino alla sua natura, è la punizione attraverso l’amore. Venere si serve di suo figlio Eros, «perché con la sua freccia colpisca la carne dell’anima, così che soffra i terribili, implacabili spasmi del desiderio. Un desiderio così appassionato da somigliare a una sofferenza. Ed è davvero una sofferenza terribile, mostruosa!».

Che è però, nello stesso tempo, il nostro privilegio. «Il fatto che la bellezza muoia dona a ciascuno dei momenti in cui la viviamo uno squisito dolore. Tutti gli eventi, gli amori, gli oggetti stessi diventano come una musica che finirà; e nel momento in cui li percepiamo nella loro vulnerabilità alla morte, acquistano una nuova dolcezza, perfetta».

Ciò che la psiche umana porta alla bellezza è la mortalità. «È questa continua capacità di essere feriti che ci mantiene mortali, fertili e umani».

Autore: James Hillman
Titolo: La giustizia di Afrodite
Edizioni: La Conchiglia
Pagine: 83
Prezzo: 12 euro

martedì 2 settembre 2008

Nuova puntata del ciclo "Il pagano alla ricerca dell'informazione"

Una nuova puntata di Ritorno ad Alessandria è scaricabile dal sito; è la quarta puntata del ciclo "Il Pagano alla ricerca dell'Informazione" e si parla di classificazione e collocazione dei libri nelle biblioteche secondo il diffusissimo sistema Dewey. Il ciclo di trasmissioni è ormai arrivato a metà e dalla prossima puntata, il mese prossimo, introdurremo il discorso della ricerca su internet.
Per il momento, la nuova puntata non è ancora ascoltabile sulla pagina di MySpace, a causa di problemi di aggiornamento del player, che spero di risolvere stasera sul tardi quando torno dal lavoro.

sabato 30 agosto 2008

La UE mette la cultura online

E non perdetevi, tra qualche giorno, il nuovo episodio di "Ritorno ad Alessandria" per il ciclo "Il pagano alla ricerca dell'informazione", in cui parleremo di collocazione dei libri in una biblioteca secondo il sistema Dewey.


LA UE METTE LA CULTURA ON LINE

TORNA IL MITO DELLA BIBLIOTECA

Nasce Europeana e sfida la rivale Google Library


Da La Repubblica del 13 agosto 2008

Articolo di Anais Ginori

PARIGI – La conoscenza senza frontiere avrà presto un nome e un luogo. O piuttosto un sito: “europeana.eu”. E’ su questo portale che a partire da novembre ci si potrà collegare per scaricare gratuitamente libri di ogni tipo: romanzi, testi di storia o filosofia, riproduzioni di antichi manoscritti, testi religiosi.

Oppure ancora opere musicali, capolavori della pittura, fotografie d’epoca. Oltre 2 milioni di file saranno online subito. Ma l’obiettivo è molto più ambizioso. Si dovrebbe arrivare a 10 milioni entro il 2010. Un gigantesco archivio della cultura e della memoria dell’Europa, che metterà in rete oltre 90 istituzioni. Sarà aperto 24 ore su 24 per ricerche e studi ma anche semplicemente per chi vuole curiosare nell’universo dell’arte e del sapere, e senza mai spostarsi da casa.

Il progetto è nato come una corsa contro il tempo. Nel 2007 l’Ue si è accorta che in California il gruppo Google era già molto avanti nel creare la più grande biblioteca virtuale del mondo. E’ stata per prima la Banque Nationale de France, voluta dall’ex presidente socialista Mitterrand, a lanciare l’allarme, mettendo in digitale tutto il suo patrimonio con il nome “Europeana”. Il dominio è stato poi ripreso dalla Ue che ha finanziato con più di 225 milioni di euro l’iniziativa. Da qualche mese, la sede di Europeana si è spostata all’Aja. E’ nella capitale olandese che ci sarà la “regia” di tutti i flussi di informazioni provenienti da oltre 90 istituzioni europee. Viviane Reding, commissario Ue all’informazione e ai media fa un esempio di come Europeana cambierà l’approccio alle biblioteche e alle ricerche. “Dalla Cecoslovacchia, uno studente potrà consultare le opere della British Library senza andare a Londra, così come un amante dell’arte irlandese potrà ammirare la Gioconda senza dover fare le lunghe file al Louvre”.

Nella lista dei contributori di Europeana ci sono anche istituzioni italiane. Le biblioteche nazionali di Roma, Firenze e del Vaticano hanno aderito, così come il museo delle Scienze di Firenze. “C’è purtroppo ancora molto lavoro da fare per poter mettere tutto l’archivio delle biblioteche su internet” spiega Reding. Si stima che ci siano oltre 2,5 miliardi di volumi negli archivi del vecchio continente ma che soltanto l’1% sia tradotto in file. Il commissario europeo ha chiesto un ulteriore sforzo economico ai governi per incentivare la digitalizzazione delle opere. Un lavoro costoso e molto lungo. “Alcuni paesi europei ci hanno stupito” ha fatto notare Reding. La Slovenia è riuscita a ottenere sponsorizzazioni private per portare in rete il suo patrimonio culturale. In Slovacchia, invece, una caserma militare è stata trasformata in una sorta di fabbrica della scannerizzazione dei libri, grazie ad apparecchiature molto sofisticate in grado di girare le pagine automaticamente.

L’altro problema che Europeana dovrà sormontare è quello dei diritti d’autore. Le opere che saranno consultabili sul portale sono per adesso anteriori al Novecento: sfuggono dunque ai problemi legali della proprietà intellettuale. I responsabili della biblioteca virtuale europea stanno però studiando un sistema che presto darà la possibilità agli utenti di vedere anche opere contemporanee. Un primo esperimento è stato fatto dalla biblioteca nazionale francese e il suo portale “Gallica”: 10.000 volumi di cui 2.000 protetti dal diritto d’autore. Gli utenti vengono direttamente collegati al sito delle case editrici da dove è possibile scaricare a pagamento il libro con carta di credito. Secondo il presidente Bruno Racine circa 350 libri al giorno vengono comprati attraverso “Gallica”, che entro il 2011 proporrà 300.000 volumi digitali.

Nonostante l’accelerazione europea, la rincorsa con il Google Library Project appare tutta in salita. Larry Page e Sergey Brin, gli inventori del più famoso motore di ricerca, sono al lavoro dal 2004 promettendo di ricreare il sogno della biblioteca di Alessandria in versione elettronica. Google, che ha risorse quasi illimitate, è già riuscita a portare nel suo catalogo molte istituzioni europee. La sfida è lanciata.

giovedì 31 luglio 2008

Le saggezze antiche

Michel Onfray, già autore del Trattato di ateologia, cura per i tipi della Fazi una Controstoria della filosofia, di cui per ora sono usciti i primi due volumi, con la quale si propone di raccontare

"una storia della filosofia che non si costituisce contro il corpo, suo malgrado o senza di esso, ma con esso."

Nei corsi scolastici di filosofia si tende infatti ad insegnare una storia della filosofia che segue un percorso prettamente idealistico, sottolineando alcune scuole di pensiero, le più ascetiche, le più idealistiche appunto, da Platone ad Hegel passando per i cristiani della tarda antichità e del medioevo. Più o meno allo stesso modo in cui si traccia talvolta una storia dell'evoluzione della spiritualità umana che culmina con il cristianesimo o comunque con il monoteismo. Nel preambolo del primo volume, intitolato Le saggezze antiche, dedicato ai filosofi "edonisti" dell'antichità, Onfray spiega l'obiettivo della sua opera affermando che

"Questa controstoria non vuole essere una fine ma un inizio, un invito a costituire la storiografia come disciplina necessaria nell'insegnamento dela filosofia. Essa offre l'occasione di un giacimento nuovo destinato agli insegnanti acuti, per purificare dai miasmi l'insegnamento della filosofia nelle classi terminali e all'università, per spalancare le finestre nelle biblioteche dove si accumulano inutili glosse sui monumenti della filosofia dominante, per aggiungere agli scaffali lavori alternativi, in grado di farsi carcio di un'altra filosofia che implica un altro modo di filosofare"

Con un linguaggio piacevole e scorrevole, nel primo volume si parla di filosofi antichi; nel secondo, intitolato Il cristianesimo edonista, si passa a certe branche nascoste della filosofia cristiana.
Al momento ho appena iniziato il primo volume e per stuzzicare la vostra curiosità vi metto di seguito l'indice:
  • Preambolo. La storiografia, un'arte della guerra
  • Polveri di astri
  • Leucippo e "la gioia autentica"
  • Democrito e "il piacere del rapporto con se stessi"
  • Ipparco e "la vita più piacevole"
  • Anassarco e la sua natura "appassionata di godimento"
  • Antifonte e "l'arte di sfuggire all'afflizione"
  • Aristippo e "la voluttà che solletica"
  • Diogene e "il godere del piacere dei filosofi"
  • Filebo e "la vita felice"
  • Eudosso e "l'oggetto di desiderio per tutti"
  • Prodico e "la felicità"
  • Epicuro e "il piacere supremo"
  • Filodemo di Gadara e la comunità edonista
  • Lucrezio e "la voluttà divina"
  • Diogene di Enoanda e "la gioia della nostra natura

Completa l'opera una cronologia comparativa della filosofia "edonista" e di quella "idealista".

Michel Onfray, Le saggezze antiche, Roma, Fazi, 2006

venerdì 18 luglio 2008

Giuliano imperatore e la restaurazione del paganesimo

Vi posto un brano da una lettera di Giuliano imperatore, che verrà commentata nella prossima puntata di Fontes su Radio GPM, ma mi pareva interessante metterla anche su un blog che si occupa di citazioni e recensioni.



Lettera 84 Giuliano ad Arsace, sommo sacerdote della Galazia (traduzione da G. Paduano, Il racconto della letteratura greca, Bologna 1991)

“Se l’ellenismo non ha ancora ottenuto i successi che è ragionevole attendersi, è per colpa di come noi lo pratichiamo. L’intervento degli dei è stato grande e splendido, maggiore di ogni speranza e preghiera, e sia benigna alle mie parole Adrastea! Poco fa nessuno avrebbe neanche osato augurarsi tali e tanti cambiamenti. E con questo? Pensiamo che sia sufficiente, e non vediamo che la crescita dell’ateismo si deve alla loro umanità verso gli stranieri, alla cura nel seppellire i morti, alla loro finta austerità di vita? Di tutto ciò dobbiamo noi occuparci seriamente. E non solo tu, ma in generale tutti i sacerdoti che ci sono nella Galazia. Falli vergognare di se stessi, e persuadili a comportarsi bene o rimuovili dall’ufficio sacro, se non vanno con mogli e figli a venerare gli dei, e permettono ai loro servi, ai loro figli , alle loro mogli Galilee di oltraggiare gli dei e preferire l’ateismo alla religione. Inoltre esortali a non frequentare i teatri, a non bere all’osteria, a non esercitare professioni o mestieri disonorevoli e screditati. Rendi onore a chi ti obbedisce, caccia via chi ti disobbedisce.
Organizza molti alloggi in città, in modo che gli stranieri possano usufruire della nostra umanità, e non i nostri soltanto ma anche gli altri, chi ne ha bisogno. Ho già provveduto a che tu abbia disponibilità di mezzi, assegnando ad ogni anno a tutta la Galazia trentamila moggi di grano e trentamila litri di vino. Di questi un quinto deve essere impiegato per i poveri che sono al servizio dei sacerdoti, il resto per gli stranieri e i mendicanti che vengono da noi. E’ vergognoso che tra i Giudei non ci sia neanche un mendicante, e che gli empi galilei mantengano non solo i loro ma anche i nostri, perché da parte nostra mancano di aiuto. Di’ che chi appoggia l’Ellenismo deve contribuire a queste spese e che i villaggi di cultura greca devono offrire agli dei le loro primizie; abitua le persone di cultura greca a queste forme di beneficenza, mostrando loro che sono da tempo nel nostro costume: Omero fa dire ad Eumeo “Straniero, non mi è lecito, se anche venisse qualcuno peggiore / di te, disprezzare uno straniero: vengono tutti da Zeus / gli stranieri e i mendichi: è caro anche un piccolo dono” [Odissea, XIV, 56 e segg.].
Non dobbiamo accettare che siano altri a imitare le nostre buone usanze, mentre noi ci avviliamo nella pigrizia e trascuriamo il culto degli dei. Sarò pieno di gioia se saprò che ti comporti come ho detto.
Vedi raramente i governatori nella loro sede, per lo più comunica con loro per iscritto. Quando vengono in città, nessuno dei sacerdoti deve andare loro incontro; solo, quando entrano nei templi degli dei, li aspettino nel vestibolo. E dentro non deve precederli alcun soldato, li segua invece chi vuole. Appena ha varcato la soglia del tempio è un privato: là dentro comandi tu, come sai, perché questo richiede la legge divina. E chi le obbedisce è veramente pio, chi si attacca al proprio orgoglio è un ambizioso e un vanaglorioso.
Sono pronto ad aiutare Pessinunte se si propizieranno la Madre degli dei; se la trascurano non solo sono biasimevoli, ma stiano attenti – non vorrei dire una cosa troppo dura – a non assaggiare il mio sfavore.
“Non mi è lecito accogliere e compatire uomini che sono in odio agli dei immortali” [Odissea X 73-74].
Persuadili dunque che se tengono al mio aiuto devono tutti insieme supplicare la Madre degli Dei."

lunedì 14 luglio 2008

Antica poesia d'amore

Secondo me, una delle poesie d'amore più belle. E' di Rufino, tramandataci dall'Antologia Palatina:


Hai gli occhi di Era, Melite, e le mani di Atena,
il seno di Afrodite e le caviglie di Teti.
Beato chi ti guarda, tre volte di più chi ti ascolta,
un semidio chi ti ama, un dio chi ti sposa

venerdì 4 luglio 2008

Nuova puntata di "Ritorno ad Alessandria"

Da oggi trovate online una nuova puntata di "Ritorno ad Alessandria"; è la terza del ciclo "Il pagano alla ricerca dell'informazione" e tratta dei cataloghi informatizzati delle biblioteche, cioè di quelli che potete consultare tramite il computer, il più delle volte direttamente su internet. Potete scaricarla dal sito, oppure ascoltarla senza scaricare nulla dal punto d'ascolto del Giorno Pagano della Memoria su MySpace.

mercoledì 2 luglio 2008

Il codice sfuggito ai Gesuiti

Ringrazio mille volte il gruppo Pagan Reading Torino per la segnalazione dell'articolo su

Il Codice sfuggito ai Gesuiti

Una corda più grossa, detta quipu, e tante altre cordicelle pendenti: un vero rompicapo inca, da secoli. Se le è studiate per più di dieci anni quelle pagine roventi sulla vera fine degli Inca, sopravvissute alla censura dei Gesuiti, e quelle loro funicelle annodate in maniera strana, e le mille pietruzze che ritmavano con colori diversi la vita dei Peruviani prima di Colombo e dell'arrembaggio spagnolo.
E stato così che Laura Laurencich Minelli, si è resa conto che se le annodature erano in verso volevano dire <>; se invece erano al contrario erano <>: altre annodature ancora simbolizzavano le <>. Un sistema a partita doppia, assai complesso ed efficace. Non solo: si è anche accorta che certi segnali cromatici all'inizio di quei quipu davano immediatamente il senso di ogni computo: certi tipi di lana, certi colori, tutto aveva un senso. E che, più o meno, anche il loro antico calendario - anch'esso tutto spaghi e nodini - funzionava in maniera analoga.
E ora, la Laurencich Minelli ha affidato l'anteprima di questo suo lavoro di decodificazione degli alfabeti e dei sistemi numerali incaici ad Archeo, la rivista d'archeologia italiana che, nel numero da domani in edicola dedica la sua copertina e 11 pagine al libro della docente di Storia e Civiltà Precolombiane dell'Università di Bologna.
Il titolo? Exsul Immeritus Blas Valera Populo Suo e Historia et Rudimenta Linguae Piruanorum. Sottotitolo: Indios, Gesuiti e Spagnoli in due documenti segreti sul Perù del XVII secolo, edito dalla Clueb a 40 euro.
Gran bella avventura questa sua: nasce indagando e traducendo quei due testi gesuitici della prima metà del XVII secolo non destinati alla pubblicazione e, quindi, integri da tutte le purghe che segnarono quell'epoca. A sorpresa vi sopravvivono ammirazioni per quelle civiltà senza il nostro dio, che altrove è difficile rintracciare. Attraverso le righe di padre Blas Valera, di F. Joan Antonio Cumis e del padre Joan Anello Oliva, autori di resoconti d'oltremare finiti nella Collezione Miccinelli di Napoli, la studiosa non solo ricostruisce la logica di tutti quei sistemi annodati - compustici, calendariali, alfabetici - che hanno fatto da rompicapo per secoli anche per gli specialisti, ma fa riaffiorare una sorta di giallo sulla morte fittizia di uno degli autori (il Valera, esiliato) testimone assai scomodo di vittorie spagnole sugli Incas, assai meno onorevoli di quel che la tradizione ufficiale tramanda.

Sergio Frau da la Repubblica di oggi 2 LUGLIO 2008

venerdì 27 giugno 2008

Il calendario dell'Odissea: un'eclissi svela le date

Articolo di Pietro del Re su Repubblica di Mercoledì 25 giugno 2008:

Esplorando eventi celesti che si produssero più di 3000 anni
fa, due astronomi si dicono oggi in grado di datare con precisione il giorno in
cui Ulisse, una volta tornato ad Itaca ed essersi fatto accogliere a corte come
un mendicante, infilzò i proci col suo pesante arco. Sulla rivista
dell'Accademia americana delle Scienze, Marcelo Magnasco della Rockefeller
University di New York e Costantino Baikouzis dell'osservatorio argentino di La
Plata sostenzono che l'eclissi totale di sole descritta da Omero nel ventesimo
libro dell'Odissea è un episodio cosmico realmente avvenuto il 16 aprile 1178
avanti Cristo. Setacciando i testi omerici, i due ricercatori hanno identificato
quattro descrizioni dettagliate di eventi celesti che compaiono prima, durante e
dopo la strage dei pretendenti compiuta da Ulisse.
Ovviamente la loro scoperta non dice se Ulisse si vendicò
davvero sui tracotanti proci che intendevano convincere Penelope a scegliere tra
di loro un nuovo marito, o se le sue gesta furono soltanto frutto della fantasia
del poeta cieco. tuttavia questa rivelazione conferisce un'aurea di veridicità a
uno dei più celebri poemi della letteratura occidentale, composto tra l'800 e il
700 a.C., circa quattrocento anni dopo la guerra di Troia.
Con i loro calcoli gli astronomi hanno dimostrato che quelli
che potrebbero sembrare ambientazioni poetiche sono riferimenti astronomici
precisi che si sono susseguiti con la stessa cadenza descritta da Omero a
cavallo di un'eclissi totale di sole, quella del 1178 a.C. appunto, che nel
testo accompagna la discesa dei proci nell'Ade.
Grazie al computer, i due astronomi hanno ricostruito la
posizione dei pianeti e delle costellazioni intorno a quell'eclissi, e scoperto
che i riferimenti dell'Odissea sono assolutamente coerenti. Dicono gli autori
dello studio: "Visto dalle isole dello Ionio, fu un evento spettacolare che
mostrò tutti i pianeti simultaneamente nel cielo, con le Pleiadi poste in cima
alla corona del Sole".
Ma quali sono gli eventi celesti che hanno consentito di
datare la mattanza degli usurpatori al trono di Itacca? Primo: il giorno della
strage, scrive Omero, ci fu la luna nuova, che è un prerequisito dell'eclissi
solare. Secondo: sei giorni prima di quella data, Venere era luminosa e alta nel
cielo. Terzo: ventinove giorni prima l'ammasso delle Pleiadi e la Costellazione
del Boote erano simultaneamente visibili al tramonto. Quarto: trentatrè giorni
prima del massacro, il pianeta Mercurio era alto nel cielo e ben visibile al
tramonto.
Ognuno di questi fenomeni si produce indipendentemente dagli
altri, è quindi la loro concomitanza a poter indicare una data possibile.
Soprattutto se si manifestano a distanze precise dall'eclissi citata il giorno
del ritorno di Ulisse dal profeta Teoclimeno. Il quale preannuncia che, dopo la
morte avvenuta per mano di Odisseo, i cento e passa proci sarebbero discesi
nell'Ade mentre sulla Terra "cadeva una densa caligine e il sole scompariva dal
cielo".
Già il greco Plutarco interpretò queste parole con il
significato di un'eclisse totale. Studi recenti hanno confermato che in quella
data tale evento si verificò sull'Egeo. Ciò indicherebbe anche che la caduta di
Troia avvenne tra il 1192 e il 1184 prima di Cristo. Il merito dei due astronomi
è stato di chiedersi quante volte, in un lasso di tempo compreso tra il 1250 e
il 1115 a.C., si sono potuti produrre assieme i quattro eventi celesti
individuati nell'Odissea. La risposta del computer è stata eloquente: una sola,
in data 16 aprile 1178.
Quel giorno, ripetutamente schernito dai proci, Ulisse
accetta di partecipare alla gara organizzata da Penelope, che aveva promesso di
consegnarsi in sposa a colui che sarebbe riuscito a scoccare una freccia dal
pesante arco del marito facendola passare per le fessure di dodici scuri.
L'impresa non riesce a nessuno dei pretendenti e così l'ultimo tentativo spetta
a lui, che, dopo aver scaldato l'arco sulla fiamma, lancia la freccia vincente.
A questo punto non gli resta che scatenare la vendetta.
Né Magnasco né Baikouzis s'azzardano a voler dimostrare una
qualsiasi autenticità a quanto narrato nel poema omerico. Sostiene umilmente uno
dei due: "Se chi oggi legge l'Odissea può riscontrare la veridicità di un evento
cosmico che vi è descritto, ebbene ciò basterebbe a rendermi felice.

giovedì 26 giugno 2008

La fine del paganesimo antico: evento violento o ineluttabile?

Oggi, 26 giugno, ricorre la data della morte di Giuliano imperatore e con lui finiva l'ultimo tentativo di restaurare il paganesimo antico. Proprio per questo apriamo oggi il blog di "Ritorno ad Alessandria", il podcast pagano di libri e informazione di Radio GPM. Mentre nella trasmissione trattiamo temi più ampi organizzati in cicli di trasmissioni, come l'attuale "Il pagano alla ricerca dell'informazione", nel blog riporteremo segnalazioni, brani e recensioni di libri che in trasmissione non potremmo leggere con risultati soddisfacenti. E visto che, come ho appena detto, ricorre oggi la data della morte di Giuliano, vi cito un passo di Augusto Fraschetti:

Una religione che ci ha lasciato a livello di formulazione teorica e letteraria
i Discorsi di Giuliano Augusto come Alla madre degli dei e A Helios re, i Saturnalia di Macrobio; una religione che
vedeva Roma percorsa dalle grandiose processioni in onore di Iside e della
Grande Madre fino al fiume Almone, dove il simulacro della dea era immerso nelle
sue acque per la dovuta purificazione, mentre i romani (anche quelli di fede
cristiana: una circostanza troppo spesso dimenticata) avrebbero voluto celebrare
ancora intorno al 500 la loro festa dei Lupercalia attirandosi così le
invettive di papa Gelasio, molto difficilmente può ritenersi una religione in
decadenza che appunto per questa sua decadenza - come generalmente si ritiene -
sarebbe poi di conseguenza scomparsa. Basta invece, come abbiamo fatto,
ripercorrere le costituzioni imperiali contenute nel titolo XVI, 10 del Codice
Teodosiano per comprendere come il paganesimo romano sia scomparso in seguito a
una legislazione che lo rese a tutti gli effetti impraticabile.


Augusto Fraschetti, Principi cristiani, templi e sacrifici nel codice teodosiano, in Diritto romano e identità cristiana, Roma, Carocci, 2005