martedì 14 luglio 2009

Oggi sciopero

http://dirittoallarete.ning.com/

sabato 11 luglio 2009

Da "L'artefice" di Borges

Vi riporto un brano di L'artefice di Borges; l'ho trovato nella prefazione di Salvatore Settis al libro di Jean Seznec, La sopravvivenza degli antichi dei, Bollati Boringhieri, 2008 (la mia ristampa per la collana Universale Bollati Boringhieri, ma in realtà questa seconda edizione dell'opera è del 1980).
Il luogo era la facoltà di Lettere e Filosofia; l’ora, il crepuscolo. Tutto (come suole accadere nei sogni) era indistinto; le cose erano leggermente alterate e come ingrandite. Leggevamo auctoritates; io parlavo con Pedro Henrìquez Ureña (…) Bruscamente, ci stordì un clamore, di manifestazione o di musici ambulanti. Grida umane e animali giungevano dal Basso. Una voce gridò: “Vengono!”, e poi “Gli dei! Gli dei!” Quattro o cinque esseri uscirono dalla turba e occuparono la pedana dell’aula magna. Tutti applaudimmo, piangendo; erano gli dei che tornavano, dopo un esilio di secoli. Ingigantiti dalla pedana, la testa gettata all’indietro e il petto in fuori, ricevettero superbi il nostro omaggio. Uno reggeva un ramo, che senza dubbio si addiceva alla semplice botanica dei sogni; un altro, con largo gesto, protendeva una mano che era un artiglio; una delle facce di Giano guardava con diffidenza il becco ricurvo di Thoth. Forse eccitato dai nostri applausi, uno, non so più quale, proruppe in uno strido vittorioso, incredibilmente aspro, qualcosa tra il gargarismo e il fischio. Le cose, da quel momento, cambiarono.
Tutto cominciò col sospetto (che forse era eccessivo) che gli dei non sapessero parlare. Secoli di vita fuggitiva e ferina avevano atrofizzato quello che in essi c’era di umano; la luna dell’Islam e la croce di Roma erano state implacabili con questi profughi. Fronti basse, denti gialli, baffi radi di mulatti o cinesi e musi bestiali rendevano evidente la degenerazione della stirpe olimpica. Le loro vesti non corrispondevano a una povertà decorosa e onesta, ma al lusso deplorevole delle bische e dei lupanari dei bassifondi. A un occhiello rosseggiava un garofano sanguigno; sotto una giacca attillata s’indovinava la sporgenza di un pugnale. Bruscamente, sentimmo che giocavano l’ultima carta, che erano astuti, ignoranti e crudeli come vecchi animali da preda e che, se ci fossimo lasciati vincere dalla paura o dalla compassione, avrebbero finito col distruggerci.
Estraemmo le pesanti rivoltelle (d’improvviso ci furono rivoltelle nel sogno) e gioiosamente demmo morte agli dei.
Se volete anche leggere un commento al passo, potete visitare il blog Appunti Pagani.

mercoledì 1 luglio 2009

Nuovo episodio del ciclo "Echi del Mito"

Un nuovo episodio del ciclo di trasmissioni "Echi del mito" è online, scaricabile come al solito dal sito o ascoltabile dal punto d'ascolto di MySpace del Giorno Pagano della Memoria. Questa volta parliamo di Petrarca e Boccaccio, che pur facendo parte cronologicamente del Medioevo, in realtà aprono la strada all'uso del mito classico da parte della letteratura umanistica.