venerdì 18 luglio 2008

Giuliano imperatore e la restaurazione del paganesimo

Vi posto un brano da una lettera di Giuliano imperatore, che verrà commentata nella prossima puntata di Fontes su Radio GPM, ma mi pareva interessante metterla anche su un blog che si occupa di citazioni e recensioni.



Lettera 84 Giuliano ad Arsace, sommo sacerdote della Galazia (traduzione da G. Paduano, Il racconto della letteratura greca, Bologna 1991)

“Se l’ellenismo non ha ancora ottenuto i successi che è ragionevole attendersi, è per colpa di come noi lo pratichiamo. L’intervento degli dei è stato grande e splendido, maggiore di ogni speranza e preghiera, e sia benigna alle mie parole Adrastea! Poco fa nessuno avrebbe neanche osato augurarsi tali e tanti cambiamenti. E con questo? Pensiamo che sia sufficiente, e non vediamo che la crescita dell’ateismo si deve alla loro umanità verso gli stranieri, alla cura nel seppellire i morti, alla loro finta austerità di vita? Di tutto ciò dobbiamo noi occuparci seriamente. E non solo tu, ma in generale tutti i sacerdoti che ci sono nella Galazia. Falli vergognare di se stessi, e persuadili a comportarsi bene o rimuovili dall’ufficio sacro, se non vanno con mogli e figli a venerare gli dei, e permettono ai loro servi, ai loro figli , alle loro mogli Galilee di oltraggiare gli dei e preferire l’ateismo alla religione. Inoltre esortali a non frequentare i teatri, a non bere all’osteria, a non esercitare professioni o mestieri disonorevoli e screditati. Rendi onore a chi ti obbedisce, caccia via chi ti disobbedisce.
Organizza molti alloggi in città, in modo che gli stranieri possano usufruire della nostra umanità, e non i nostri soltanto ma anche gli altri, chi ne ha bisogno. Ho già provveduto a che tu abbia disponibilità di mezzi, assegnando ad ogni anno a tutta la Galazia trentamila moggi di grano e trentamila litri di vino. Di questi un quinto deve essere impiegato per i poveri che sono al servizio dei sacerdoti, il resto per gli stranieri e i mendicanti che vengono da noi. E’ vergognoso che tra i Giudei non ci sia neanche un mendicante, e che gli empi galilei mantengano non solo i loro ma anche i nostri, perché da parte nostra mancano di aiuto. Di’ che chi appoggia l’Ellenismo deve contribuire a queste spese e che i villaggi di cultura greca devono offrire agli dei le loro primizie; abitua le persone di cultura greca a queste forme di beneficenza, mostrando loro che sono da tempo nel nostro costume: Omero fa dire ad Eumeo “Straniero, non mi è lecito, se anche venisse qualcuno peggiore / di te, disprezzare uno straniero: vengono tutti da Zeus / gli stranieri e i mendichi: è caro anche un piccolo dono” [Odissea, XIV, 56 e segg.].
Non dobbiamo accettare che siano altri a imitare le nostre buone usanze, mentre noi ci avviliamo nella pigrizia e trascuriamo il culto degli dei. Sarò pieno di gioia se saprò che ti comporti come ho detto.
Vedi raramente i governatori nella loro sede, per lo più comunica con loro per iscritto. Quando vengono in città, nessuno dei sacerdoti deve andare loro incontro; solo, quando entrano nei templi degli dei, li aspettino nel vestibolo. E dentro non deve precederli alcun soldato, li segua invece chi vuole. Appena ha varcato la soglia del tempio è un privato: là dentro comandi tu, come sai, perché questo richiede la legge divina. E chi le obbedisce è veramente pio, chi si attacca al proprio orgoglio è un ambizioso e un vanaglorioso.
Sono pronto ad aiutare Pessinunte se si propizieranno la Madre degli dei; se la trascurano non solo sono biasimevoli, ma stiano attenti – non vorrei dire una cosa troppo dura – a non assaggiare il mio sfavore.
“Non mi è lecito accogliere e compatire uomini che sono in odio agli dei immortali” [Odissea X 73-74].
Persuadili dunque che se tengono al mio aiuto devono tutti insieme supplicare la Madre degli Dei."

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