Il Codice sfuggito ai Gesuiti
Una corda più grossa, detta quipu, e tante altre cordicelle pendenti: un vero rompicapo inca, da secoli. Se le è studiate per più di dieci anni quelle pagine roventi sulla vera fine degli Inca, sopravvissute alla censura dei Gesuiti, e quelle loro funicelle annodate in maniera strana, e le mille pietruzze che ritmavano con colori diversi la vita dei Peruviani prima di Colombo e dell'arrembaggio spagnolo.
E stato così che Laura Laurencich Minelli, si è resa conto che se le annodature erano in verso volevano dire <>; se invece erano al contrario erano <>: altre annodature ancora simbolizzavano le <>. Un sistema a partita doppia, assai complesso ed efficace. Non solo: si è anche accorta che certi segnali cromatici all'inizio di quei quipu davano immediatamente il senso di ogni computo: certi tipi di lana, certi colori, tutto aveva un senso. E che, più o meno, anche il loro antico calendario - anch'esso tutto spaghi e nodini - funzionava in maniera analoga.
E ora, la Laurencich Minelli ha affidato l'anteprima di questo suo lavoro di decodificazione degli alfabeti e dei sistemi numerali incaici ad Archeo, la rivista d'archeologia italiana che, nel numero da domani in edicola dedica la sua copertina e 11 pagine al libro della docente di Storia e Civiltà Precolombiane dell'Università di Bologna.
Il titolo? Exsul Immeritus Blas Valera Populo Suo e Historia et Rudimenta Linguae Piruanorum. Sottotitolo: Indios, Gesuiti e Spagnoli in due documenti segreti sul Perù del XVII secolo, edito dalla Clueb a 40 euro.
Gran bella avventura questa sua: nasce indagando e traducendo quei due testi gesuitici della prima metà del XVII secolo non destinati alla pubblicazione e, quindi, integri da tutte le purghe che segnarono quell'epoca. A sorpresa vi sopravvivono ammirazioni per quelle civiltà senza il nostro dio, che altrove è difficile rintracciare. Attraverso le righe di padre Blas Valera, di F. Joan Antonio Cumis e del padre Joan Anello Oliva, autori di resoconti d'oltremare finiti nella Collezione Miccinelli di Napoli, la studiosa non solo ricostruisce la logica di tutti quei sistemi annodati - compustici, calendariali, alfabetici - che hanno fatto da rompicapo per secoli anche per gli specialisti, ma fa riaffiorare una sorta di giallo sulla morte fittizia di uno degli autori (il Valera, esiliato) testimone assai scomodo di vittorie spagnole sugli Incas, assai meno onorevoli di quel che la tradizione ufficiale tramanda.
Sergio Frau da la Repubblica di oggi 2 LUGLIO 2008
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E ora, la Laurencich Minelli ha affidato l'anteprima di questo suo lavoro di decodificazione degli alfabeti e dei sistemi numerali incaici ad Archeo, la rivista d'archeologia italiana che, nel numero da domani in edicola dedica la sua copertina e 11 pagine al libro della docente di Storia e Civiltà Precolombiane dell'Università di Bologna.
Il titolo? Exsul Immeritus Blas Valera Populo Suo e Historia et Rudimenta Linguae Piruanorum. Sottotitolo: Indios, Gesuiti e Spagnoli in due documenti segreti sul Perù del XVII secolo, edito dalla Clueb a 40 euro.
Gran bella avventura questa sua: nasce indagando e traducendo quei due testi gesuitici della prima metà del XVII secolo non destinati alla pubblicazione e, quindi, integri da tutte le purghe che segnarono quell'epoca. A sorpresa vi sopravvivono ammirazioni per quelle civiltà senza il nostro dio, che altrove è difficile rintracciare. Attraverso le righe di padre Blas Valera, di F. Joan Antonio Cumis e del padre Joan Anello Oliva, autori di resoconti d'oltremare finiti nella Collezione Miccinelli di Napoli, la studiosa non solo ricostruisce la logica di tutti quei sistemi annodati - compustici, calendariali, alfabetici - che hanno fatto da rompicapo per secoli anche per gli specialisti, ma fa riaffiorare una sorta di giallo sulla morte fittizia di uno degli autori (il Valera, esiliato) testimone assai scomodo di vittorie spagnole sugli Incas, assai meno onorevoli di quel che la tradizione ufficiale tramanda.
Sergio Frau da la Repubblica di oggi 2 LUGLIO 2008
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