Una religione che ci ha lasciato a livello di formulazione teorica e letteraria
i Discorsi di Giuliano Augusto come Alla madre degli dei e A Helios re, i Saturnalia di Macrobio; una religione che
vedeva Roma percorsa dalle grandiose processioni in onore di Iside e della
Grande Madre fino al fiume Almone, dove il simulacro della dea era immerso nelle
sue acque per la dovuta purificazione, mentre i romani (anche quelli di fede
cristiana: una circostanza troppo spesso dimenticata) avrebbero voluto celebrare
ancora intorno al 500 la loro festa dei Lupercalia attirandosi così le
invettive di papa Gelasio, molto difficilmente può ritenersi una religione in
decadenza che appunto per questa sua decadenza - come generalmente si ritiene -
sarebbe poi di conseguenza scomparsa. Basta invece, come abbiamo fatto,
ripercorrere le costituzioni imperiali contenute nel titolo XVI, 10 del Codice
Teodosiano per comprendere come il paganesimo romano sia scomparso in seguito a
una legislazione che lo rese a tutti gli effetti impraticabile.
Augusto Fraschetti, Principi cristiani, templi e sacrifici nel codice teodosiano, in Diritto romano e identità cristiana, Roma, Carocci, 2005
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